L’Arcivescovo scrive agli animatori musicali delle celebrazioni e offre loro spunti di riflessione e prospettive per il futuro, affinché le nostre comunità possano sempre godere del prezioso – e al contempo rinnovato – servizio dei cantori e musicisti che animano le assemblee liturgiche.
Scrive l’arcivescovo: “La liturgia senza canti diventa una monotonia di parola: il mistero grande di Dio e della Pasqua di Gesù si offre anche in una liturgia unicamente parlata, anche in un’assemblea dispersa e depressa. Ma il mistero comunica una gioia che domanda di farsi canto, musica, danza, sorrisi, abbracci. Perciò la gioia è un po’ compressa e velata quando le cautele impongono distanze, la trascuratezza non predispone un canto, l’incompetenza e l’improvvisazione diventano suoni scombinati”. Oltre ad esprimere la riconoscenza a coloro che animano e rendono solenne con il canto e la musica le celebrazioni, mons. Delpini insieme a tanta gratitudine esprime nella lettera alcune raccomandazioni.
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