Quaresima e Pasqua: tempi forti per i cristiani; tempi di conversione, di passione e morte, fino alla festa della risurrezione in cui assaporare già ora la «vita in pienezza» che ci aspetta tra le braccia di Cristo nell’ultimo giorno. Come già per l’avvento e il Natale, Tomás Halík ci propone le sue riflessioni scandite dal tempo liturgico, dal Mercoledì delle Ceneri fino alla Pentecoste. Spunti e pensieri nati nel periodo pasquale del 2020, quando tutto il mondo era piegato dalla pandemia. Ma, ancora una volta, il teologo praghese ci invita a un cambio di prospettiva. E così la Quaresima del confinamento e delle chiese vuote diventa la «meravigliosa primavera» che ci spinge a ripensare qual è nel profondo, per noi cristiani, il mistero della Pasqua: qualcosa deve morire, anche nella Chiesa, anche nella nostra fede adagiata nelle consuetudini, perché possa avvenire la risurrezione, la profonda trasformazione che apre al futuro. Qualcosa deve essere sradicato, come ci ricorda il brano del Qoelet posto all’inizio di questo libro, perché si possa piantare il seme di un cristianesimo che conosce e cura la «passione continua» nelle ferite del mondo e vive dinamicamente la «risurrezione continua» nel proprio tempo e nella propria storia. Ecco allora l’augurio pasquale di Halík: che il digiuno della Quaresima aiuti a immergersi nel centro profondo della nostra fede; che il silenzio di Dio del Sabato Santo faccia nascere una preghiera, una domanda di senso; che la tomba vuota del mattino di Pasqua sia lo sprone per far rotolare la pietra delle nostre paure e incamminarci verso Cristo presente e vivo nei fratelli; che lo spirito della Pentecoste diventi l’originale e creativa «biosfera della Chiesa».
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